Il governo Monti qualcosa aveva intuito, visto che nella prima stesura della sua manovra prevedeva che, nell’eventuale mancanza di un parere certo da parte della commissione, avrebbe provveduto a stabilire per decreto l’ammontare dei trattamenti economici di politici e parlamentari. Ne seguì una sollevazione di Camera e Senato, che si dissero offesi a morte dall’invasione di competenze e invitarono il governo a occuparsi d’altro. Ora del taglio degli stipendi dei parlamentari dovranno occuparsi Camera e Senato, che avrebbero potuto farlo in qualsiasi momento e che finora non l’hanno fatto. Intanto abbiamo perso altri sei mesi.