Ieri è uscita l’ultima puntata di Senza Rossetto, il podcast di Querty condotto da Giulia Cuter & Giulia Perona, incentrato sulla parità di genere, il ruolo della donna e tutte quelle cose di cui non dovrebbe essere necessario parlare, ragionare, discutere, visto che siamo nel 2017 e abbiamo abbandonato le caverne da un po’.
E invece e purtroppo c’è sempre bisogno di ricordarci che non siamo tanto evoluti quanto ci piacerebbe pensarci. Giulia & Giulia hanno deciso di farlo con un podcast. Loro sono uscite dalla Holden, sanno come si racconta una storia e hanno deciso di raccontare la loro, occhio che adesso m’intorcolo, facendo raccontare storie ad altre persone.
La struttura è semplice: un racconto per un argomento. In questa seconda stagione hanno chiamato Ester Armanino, Giulia Blasi, Arianna Bonazzi, Ilaria Gaspari, Elena Stancanelli, le han portate da me e han fatto registrare loro il racconto che avevano scritto. Poi a Brescia hanno registrato le loro parti di spiegazione e raccordo. Santelena e Studio Zinghi hanno badato alle loro parti e alle musiche. Dal 2 giugno (a un anno di distanza dalla prima stagione) ogni due settimane su Querty è uscita una puntata.
In tutto questo io mi sono divertito. È stata la mia prima volta come produttore, per quanto qualcosa avessi fatto anche con Spoiler (anche se lì il mio coinvolgimento attivo era ben superiore), e a parte alcuni scivoloni tipo non ricordarsi il giorno della messa in onda o consegnare ai musici le parti registrate da me ma non montate (scusate ancora, ragazzi, davvero), penso di essermela cavata.
Ho imparato da un po’ che più che fare lo scrittore mi piace far scrivere gli altri, e penso di non cavarmela male. Ormai sono cinque anni che faccio podcast e far parlare gli altri, aiutarli a strutturare un programma e una puntata, e indirizzarli secondo le linee di Querty mi viene facile, anche se spero di non smettere di parlare al microfono come invece ho smesso di scrivere. Se poi il risultato merita, è un altro discorso, e qui le uniche a poter parlare sono Giulia & Giulia (che, poverine, si son dovute sorbire anche le mie battute volgari, i miei non-sense non-riusciti, e tutto il carrozzone di stronzate che mi porto dietro).
Da parte mia posso dire che quando abbiamo fatto il primo pranzo a novembre mi sono sembrate determinate, convinte, sulla strada giusta per fare una seconda stagione molto meglio della prima. Si sono impegnate come delle bestie da soma, hanno tirato fuori argomenti e autrici e hanno pensato anche a come coinvolgerle, hanno messo su un crowdfunding di estremo successo e tutto questo nel giro di sei mesi. Due persone così testone e allo stesso tempo così umili non le ho trovate spesso, in vita mia: umili nell’ascoltare gli altri, testone nel voler raggiungere un obiettivo chiaro: fare una splendida seconda stagione, e farla bene. Non vedo l’ora che arrivi la terza.
Una nota correlata: il primo pranzo tra me e le Giulie e Federica, senza la quale oggi farei ben poco, l’abbiamo fatto da Little Italy, un bel posto dove mangiare in Via Tadino qui a Milano. Hanno da pochissimo ricevuto un’aggressione omofoba e conto di farci al più presto un nuovo pranzo o una nuova cena, e ti invito a fare altrettanto se passi di là, perché sono anni che ci andiamo e si sta bene. Se un branco di decerebrati pensa che l’omosessualità sia un problema possono tornarsene nelle caverne da cui provengono e in cui evidentemente si trovano così bene, ché da Little Italy ci andiamo noi.